‘Tira su il finestrino mentre i primi goccioloni di pioggia si spiaccicano sull’interno della portiera. La macchina si riempie del suo fumo e lei mi accarezza la gamba.….

E io vedo il grande giardino con la casa bianca con la stanza con le pareti coperte di dinosauri e un letto-macchina-da-corsa e scaffali interi di giocattoli, e schede piene di stelle, e una mamma e un papà sorridenti…

Lo vedo ripiegarsi su se stesso come una cartina stradale di quelle che si comprano dal benzinaio, e lo seppellisco e lo nascondo come una mappa del tesoro.

La macchina rallenta un po’, le gomme fischiano quando prende le curve sull’asfalto nero. Guardo il cielo da temporale, un blu-nero livido che ci insegue da vicino.’


Straziante narrazione di uno strappo violento, questa pagina di T.J. Leroy. Qui c’è un bambino che viene trascinato via dal suo mondo con la forza. Ma non è questo che ci importa ora - fratello viaggiatore.

Ci importa quello che la scena evoca, cosa muove dentro di noi quel e io vedo....

Corde emotive, immaginifiche, creative. Niente corde intellettuali, please, quelle non ci interessano sul pianeta della wordmusic.


La scena racconta l’esperienza/l’emozione dello strappo, ognuno di noi la conosce e ha dovuto farci i conti prima o poi. Io da poco, ancora.

Scrivo dopo che lo strappo si è prodotto, dopo che si è espresso con il suo sibilo sordo, e poi il suono rotto delle cose che ti si spezzano in mano in un istante. Il rumore dello strappo.

Quello che ci metti un po’ ad avvertire, quello che proprio non riesci a immaginare quanto ti ci vorrà per assorbirlo tutto. Non passerà mai, in genere la pensi così. L’ho fatto.


Così violento, questo ennesimo strappo alla mia vita, che ha reso necessario il bisturi e poi non bere/non mangiare/non respirare/restare lontana da tutto. Brusco cambio di ritmo. La malattia che ti costringe alla sospensione della vita per rimanere in vita. Il tuo mondo che si ripiega su se stesso come un cartina stradale di quelle che si comprano dal benzinaio...


Si ripiegano i miei viaggi in solitaria per strade polverose che hanno odori diversi da qui, il pane condiviso nella stessa ciotola con i bambini africani, l’acqua di fogna con quelli cubani e indiani. Si ripiega un amore dannato travestito da sogno romantico, irresistibile come tutti gli altri maledetti sogni. Il mio mondo da seppellire. La cartina stradale da sostituire. Strappo violento strappo. Mi si infila continuamente nella testa The winner takes it all degli Abba, note struggenti di un inverno salvato soltanto da una buona dose di ironia.


Poi, all'improvviso, mi risale dalla pancia ‘le mappe geografiche sono dentro di noi’ come scrive Silvera (I tappa del nostro viaggio). E allora alzo il culo con una fatica improba e vado in cerca, ancora una volta.

La wordmusic batte forte il ritmo dei miei nuovi passi incerti.


Quasi non ci credo... forse sto già capitando in una terra sconosciuta. Una terra da camminare senza più scottarsi così tanto i piedi. E per un attimo è pace.



Ingannevole è il cuore più di ogni cosa - T.J.Leroy

Il passeggero occidentale - Miro Silvera

www.lavitafelice.it