Poi, all’improvviso, mentre sei lì a nuotare controcorrente forti bracciate di stanco coraggio/di intorpidita fiducia, mentre sei lì che annaspi già per i fatti tuoi e non sai più dove sbattere la testa e l’unica cosa che ti rassicura sono i tuoi amici, quelli veri, quei pochi.

Mentre sei lì.


Ti capita di perderne uno all’improvviso. Ti muore qualcuno che fa parte di te, della tua storia, della tua costruzione d’identità, della memoria di chi sei. Di come ci sei arrivato a essere ciò che sei.

Strappo violentissimo. Qualcosa di più di un incidente di percorso durante il cammino. Ti manca la terra sotto i piedi. Non è possibile - ti ripeti - non è vero.

E invece la vita funziona proprio così. Pare.

E allora...


IN MORTE DI UNA SORELLA

... allora cerco la wordmusic della mia amica Marisa tra lacrime silenziose, pagine che me la raccontino così come ce l’ho dentro io, che mi riportino la sua voce e le cose che diceva, mai inutili. La trovo. Non è roba per tutti. E bisogna rileggere tante volte per capire. E non è certo la lettura di lei che molti hanno avuto, ma è quello che lei ed io siamo sempre state, ognuna a modo suo:


“Così non essere legati ad un contesto - contestare

così non aspettare revisione - restare condannati

così fuori tribù, fuori scheda o catalogo - essere salvati

come se Dio nascesse preghiera per preghiera,

come se ogni ostaggio impugnasse la storia,

come se ogni sillaba contestasse il poema”

(ancora sulle possibilità per vivere – pseudobaudelaire, 1964)


Chi ha scritto queste righe - che mi sono arrivate da lei tanto tempo fa e mi appartengono da sempre - si chiama Corrado Costa, faceva l’avvocato ma era anche un grande artista. Aveva trovato, chissà con quale fatica, la strada per conciliare sogno e realtà, poesia e cronaca quotidiana “fuori tribù, fuori scheda o catalogo”. Come lei.


Marisa ha fatto la prof di lettere in una piccola città di provincia fino a ieri, ha coltivato autonomia di pensiero/anonimato/intelligenza/delicatezza/ironia senza mai doverlo sbandierare. Ha avuto in dono un grande amore perché l’ha saputo accogliere. Ha avuto il coraggio di dire alla vita nella stagione in cui tanti hanno già smesso da un pezzo. Una rivoluzionaria, così in fondo, da non avere alcun bisogno di indossare la divisa della ribelle.


Marisa mi ha messa in viaggio. Mi ha insegnato a sentire la musica delle parole, ha camminato ore con me - i campi e le storie della mia vita. Sincronia di passo - la nostra - su qualunque terreno ci si trovasse.

Senza poterlo immaginare, mi ha dato gli strumenti per diventare booktherapist. Se oggi sono quella che sono, una che ha imparato a leggere per leggersi dentro, lo devo a lei.


In morte di una sorella. Quando la morte si trasforma in vita.