‘… parlammo e scoprimmo che condividevamo qualcosa di nuovo che si chiamava inventario delle perdite…… Ma dopo il pianto, una volta bevuto un buon bicchiere di vino pipeno, iniziammo a parlare dei nostri sogni e scoprimmo che erano sempre gli stessi, forti, irriverenti, indomabili, inflessibili, ostinati, necessari, indistruttibili.’
                     Il potere dei sogni - Sepulveda


Ci sono luoghi dell’anima che si rivelano sorgenti di pienezza, pozzi senza fondo di stupefatta gratitudine. Il giorno in cui sono entrata nel cortile dell’oratorio per pagare la stagione di calcio di mio figlio non sapevo che il mio, oggi, sarebbe stato proprio lì.
Stanza spoglia. Banchetti da vecchia scuola in ordine sparso. Il freddo di inizio inverno ci si infila senza pietà, lo sento. Sono in ritardo e la lezione è già iniziata. Pochi passi verso l’unico angolo rimasto libero, mentre raccolgo i primi dettagli. L’indagine silenziosa di uno sguardo, la postura stanca di un corpo, la voce emozionata della luminosa donna che conduce.
Mi siedo e lo spazio intorno si satura di presenze. Le alunne del corso di medicina energetica cinese sono signore che da parecchio tempo hanno  lasciato alle spalle il presente che mi appartiene. Nonne, zie, mogli, sorelle di anziani signori che hanno l’età di mio padre. Alle 11,30 devono scappare a casa a preparargli il pranzo. Storie normali, così diverse dalla mia, così lontane. La mente segnala all’istante la distanza tra noi. La pancia suggerisce altro.
Seguo la pancia.
E faccio bene.
Se sono ancora in piedi, dentro a questo inverno di carichi da novanta, lo devo soprattutto a quanto mi sono divertita con loro, la mia ‘maestra’ e le mie compagne del corso all’oratorio. Le mie compagne sono donne curiose attente chiassose. Donne intense. Hanno in corpo la voglia di ridere. Addosso il peso degli anni e delle cose storte della vita. Ma non sono amare, non sono rassegnate, non si sono arricciate su se stesse. Sono sfacciatamente vive. Sono vicine.
Enrica Cardani (officinadiariannablogspot.com) ci accompagna settimana dopo settimana a capire qualcosa di più dell’equilibrio dinamico che regola tutto,  prospettiva nuova, quella di yin e yang… mi incanta. Ci accompagna imparando col tempo a gestire l’emozione, l’ansia del pubblico davanti, lo fa da professionista, lo fa da sorella. Il gruppo si crea, si guadagna la new entry di una giovane studentessa che lo completa, l’aria si scalda. Molto.
Mi sembrava di non c’entrarci niente, e invece…
E così il giovedì mattina al corso di energetica cinese diventa cuore pulsante nel gelo dell’inverno. Luogo di memorie e di sogni. Grazie.

Sono passati cinque mesi dal giorno in cui, alla fine de il filo del discorso di settembre, mi domandavo se mi sarei poi fatta fregare dal panico, dopo l’estate della Leggerezza come mistica del quotidiano, come inaspettata rivoluzionaria fede. La scoperta che ci si può rilassare dentro la vita perché c’è un flusso, un ritmo in cui siamo trascinati. Se lo prendi, lo centri, lo segui - il ritmo giusto - allora tutto diventa più facile. Roba grossa, ti cambia.
Sì, ok, ma tutta questa maestosa intuizione a forte rischio new age mi veniva in mente davanti al mare (evito di cadere nel ridicolo studiando e sperimentando molto, e frequentando tipi come Ram Tzu: è l’unico modo per non bersi il cervello) e, si sa, il caldo può giocare brutti scherzi. Chiariamo dunque subito che non ho mai perso coscienza di quante cazzate pseudo mistiche ti possano abitare la testa davanti a un tramonto. Mai. In ogni caso, fa proprio un gran bene sentirsi all’improvviso capaci di una lettura più alta degli eventi. Alleggerisce da far quasi spavento.
La domanda comunque restava sospesa: e quando arriva l’inverno?
Poi l’inverno è arrivato.
Ma il panico no.
Sollievo.

Eppure in questi mesi assaggio il sapore acre del declino politico-economico che sta travolgendo l’Italia, è la prima volta che mi tocca così da vicino, la prima in cui mi manca la terra sotto i piedi per davvero - la vita, almeno la mia, ha un’immaginazione sadica, folle, ipercreativa, non la batte nessuno… chapeau - quella sensazione di incontrollabile smottamento che stiamo vivendo in tantissimi. Oggi posso scrivere stiamo, mi fa un certo effetto.
E così, all’improvviso, il sollievo se lo azzanna la paura.
‘Verso il trentasettesimo chilometro ogni cosa mi infastidisce, mi esaspera. Ne ho abbastanza… Vorrei dell’acqua, ma se adesso mi fermo e bevo non riesco più a ripartire, lo sento.’ A pagina 58 de L’arte di correre, Haruki mi fotografa esattamente in questo preciso istante della salita: la mia wordmusic mi mette ancora una volta in salvo. Suono Senso Ritmo a raccontarmi chi sono e cosa (non)voglio. Leggersi tra le pagine - ne sono sempre più convinta - ti colloca, ti aiuta a vederti meglio, ti dà un calcio in culo per ripartire. Grazie.
Mentre la sento montare, la dannata paura, attraverso in un gorgo vertiginoso le pagine di Cecità di Saramago, un incubo straordinariamente architettato che non ti lascia respirare: 'la paura acceca - disse la ragazza dagli occhiali scuri' e il vecchio le risponde 'eravamo già ciechi quando lo siamo diventati, la paura ci ha accecato, la paura ci manterrà ciechi'. Ascolto e muovo il corpo dentro a Chop Suey dei System of a down, la musica che - per me - suonano alcune delle pagine più affilate. Ci penso parecchio, alla fottuta paura. Me ne distacco e la guardo dritta negli occhi. Non è detto che debba per forza accecarmi. Non è detto. Le sputo anche in faccia qualche grassa risata con gli amici che hanno già imparato a domarla. Rivoluzione. Grazie.

Intanto lavoro al nuovo romanzo di Marilù S. Manzini, la mia piccola impacciata ragazza emiliana dal cuore grande, mista alla glamour artist stravagante e viziata. Grande successo qualche anno fa con Il Quaderno nero dell’amore, poi si stufa di esplorare erotismo, soldi, droghe e Just Cavalli, vuole scrivere altro. Brava. Una che segue il suo percorso senza farsi fottere dall’ipnosi collettiva del genere che tira (hai venduto con il sesso, devi continuare a scrivere la stessa cosa per sempre così siamo sicuri di venderla, chissenefrega se hai qualcos’altro da dire… ma che tristezza, che pena, che spreco di insulse  pagine). Lei oggi aveva da raccontare La cura della vergogna. Bella storia, bella terapia. Ci ho lavorato con amore, mi ha nutrito con amore. Ci ho lasciato dentro parecchie acquisizioni dell’ultima ora sul pianeta thebooktherapist. Grazie Marilù, gran bel viaggio.

Quando lo affronto, a fine dicembre, sono reduce da un'altra avventura davvero pazzesca. La terra dei sogni, degli incubi, delle ossessioni, della spaventosa tempesta che si rovescia ogni giorno nello studio di un analista. Che viaggio. Antonietta Foltieri - un’esperienza di trent’anni come psicanalista, autrice di Quante volte si muore - si fa un Roma/Milano e ritorno in giornata per venire a discutere con me l’analisi e la revisione che ho fatto del suo incandescente manoscritto. Gusto e soddisfazione così intensi da spazzare via all’istante tutte le menate che ogni tanto mi riprendono sul perché me ne sono andata dalle grosse case editrici. Perché non potrei mai lavorare così, vivere a pieno con i miei autori così come voglio fare. Punto.
A volte basta una risposta che ti dai fuori dai denti per chiudere il cerchio di mille sfibranti inutili pensieri. 
Allora ricominci a sentire il canto della Vita.

‘Cantò per un po’, la Renatina, e mentre cantava sentiva il respiro farsi largo e qualcosa di urgente crescerle in petto, qualcosa che la obbligava a gettare fuori di lei sempre più forte la voce, a trasformare l’andare gentile di una ninna nanna in un canto che parola dopo parola diventò un grido, un urlo disperato e felice’.
Negli ultimi giorni, ci sono stati momenti in cui i matti che popolano Collamore di Ugo Ricciarelli hanno cantato a squarciagola insieme a me:‘… ma guarda intorno a te che doni ti hanno fatto, ti hanno inventato il mare’ . So che Modugno ci ha sorriso, divertito. E grato.

Ci sono luoghi dell’anima che si rivelano sorgenti di pienezza, pozzi senza fondo di stupefatta gratitudine. Bisogna andare a cercarli.
Così, poi, sono loro a trovare te.
Parto. India. Poi si vedrà.
s


Il potere dei sogni - Sepulveda
Senza via d’uscita - per chi è ‘spiritualmente evoluto’ - Ram Tzu
L’arte di correre - Murakami Haruki
Cecità - José Saramago
Chop Suey - System of a down
La cura della vergogna - Marilù S. Manzini
Quante volte si muore - Antonietta Foltieri
Collamore - Ugo Ricciarelli
Meraviglioso - Domenico Modugno