“Scale sporche, maleodoranti, muri scrostati, maculati d’umidità, porte male in arnese, a ogni piano panni e biancheria stesi a sgocciolare nel cortile, dagli alloggi cacofonia di radio a tutto volume, voci di donne e strepito di bambini…”

… questa la prima scena su cui metto piede - due anni fa - prendendo in mano il manoscritto di un giornalista torinese dal volto a me ancora sconosciuto, che mi chiedeva un parere sulle sue pagine.
Scena forte, vivida, risucchiante: potevo sentire l’odore di quelle scale, vedere le macchie d’umido sui muri, toccare le gocce d’acqua che dai panni stesi mi cadevano sulle spalle, essere bombardata dal frastuono di tutte quelle voci intorno.

Forza primitiva della narrazione, richiamo irresistibile.

Quando, poche righe dopo, scopro che chi racconta la storia è Clara Chevalley - cronista di nera a La Stampa, femmina sì, ma anche tanto maschio in quel suo modo così virile di muoversi nel mondo - non posso più mollare le pagine di Claudio Giacchino. Mi ci ritrovo. E intanto la Torino e l’Italia dagli anni Settanta fino a oggi mi scorrono davanti, e dentro.

E così quei primi passi  sulla scena d’attacco diventano un grande viaggio con l’autore meno invasato/più autoironico con cui io abbia mai lavorato (un vero dono dal cielo, grazie Claudio…) a base di adrenalina pura ‘sparata a mille dalla potenza della tragedia, del lutto e dell’avventura che solo la cronaca nera possiede’.  
Unico bagaglio richiesto, una sana leggerezza.

Oggi questo giallo, in cui l’elemento della realtà è carne viva e l’amore per un mestiere ormai rivoluzionato (perduto?) pulsa dall’inizio alla fine, è finalmente in libreria.  
Come sempre, forse un po’ di più, mi commuove vederlo lì pronto a risucchiare tutti i viaggiatori tra le pagine nel suo vortice di fatti e personaggi da incontrare.

In bocca al lupo dal mio cuore di editor pasionaria a Cronaca mon amour di Claudio Giacchino – Robin edizioni

'Poiché la disperazione era un eccesso che non gli apparteneva, 
si chinò su quanto era rimasto della sua vita,
e riiniziò a prendersene cura,
con l'incrollabile tenacia di un giardiniere al lavoro,
il mattino dopo il temporale.'

Ripartire da terreni sconosciuti - di quiete/di adulta pacatezza - non è gioco facile.
Ti sfida a cercare nuove coordinate per leggerti dentro, per leggere il mondo che gira intorno a te.
Ti fa colare addosso il liquido denso e vischioso dello straniamento. Sensazione paralizzante.
Ma.
Se non accogli il cambiamento, finisce che interrompi il viaggio. Ti interrompi.
No, grazie.

Un respiro profondo. La wordmusic giusta che batte il ritmo di passi incerti via via più sicuri...
Ecco. Si riparte.


Seta - A. Baricco