Costretta a riflettere poco per tenere testa a un cambiamento epocale. 
In questa estate così diversa dalla scorsa.
Poche parole, possibilmente quelle giuste. Tanti fatti.
Poco tempo per arrampicarmi (e scivolare) su pensieri miei.
Poco per leggere. Troppo poco, ma capita. E forse ogni tanto ti fa pure un gran bene sospendere i tuoi privati silenzi quotidiani. Fa spazio ad altro.

L’altro che si affaccia è una dimensione così nuova che devo ancora abituarmi a contemplarla nel mio vocabolario esistenziale. Non è registrata da nessuna parte - tra le cose che conosco - e mi spiazza. Mi spaventa. Sembra spazzare via ciò che sono stata fino a oggi. Si può cambiare il corso di una vita a quasi 50 anni?

Mentre la domanda preme sullo stomaco e rende difficile la digestione, dietro lo spavento riconosco quanto senso abbia addestrarsi a ciò che il buddismo tibetano chiama equanimità. L’aprire le porte a tutto senza pre-giudizi.
Semplicemente STARE.
Ma cosa cazzo significa stare?

L’estate non è affatto mistica, quest’anno. Mi viene il fiato corto, sulle vette dei pensieri alti. Eppure mi porto sempre dietro il libro di una monaca tibetana di rara intelligenza, che scrive cose così:

‘L’equanimità diventa incrollabile solo quando impariamo a stare nei luoghi che ci spaventano’

Non l'afferro. Mi irrita. Poi, ancora una volta, la musica delle parole torna a suonarmi dentro.     E io, all’improvviso, capisco. 



Pema Chodron - Consigli a un guerriero compassionevole


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