novembre 2010
Il mistero, a volte, è che tu leggi e non capisci. Ma la parola scritta capisce te.
Ti cerca ti chiama ti seduce ti avvolge ti inghiotte. E, se ascolti con la pancia, ti cura (pancia collegata con il cuore e con la mente, fratello viaggiatore, altrimenti non funziona).
Sono pagine rare e magiche, quelle che hanno un potere così. E in genere le ha scritte qualcuno che non ha codici di comunicazione consueti, non è uno scrittore di best-seller (che brutta parola), non è o non è stato un divo della letteratura mondiale, non lo sarà mai.
Gente così mi ha spostato di prospettiva, mi ha salvato la pelle tante di quelle volte, che quando me la ritrovo per la via è sempre una scarica elettrica ad alto voltaggio. A tutti voi, musica costante della mia vita, grazie.

Seconda tappa del nostro viaggio. Tentiamo un esperimento multimediale (che brutta parola) con 'Il dio dei corpi' di Marosia Castaldi (a te un grazie speciale). Ciò che stai per leggere ora prende voce e corpo alla pagina ‘wordmusic’ del mio sito. Prova a lasciarti condurre dentro, un passo più in là, dentro più che puoi...

“Non c’è niente che possa resuscitare un uomo più del fuoco del rossetto di una donna più del suo rimmel dei suoi vestiti profumati delle sue calze dei suoi tacchi a spillo che sfidano la morte il tempo lo storpio l’osceno. Quando il mondo scoppierà, sul tetto del mondo troveranno una scarpa di donna con il tacco a spillo e Dio potrà ricominciare l’opera della creazione.”
Tutto d’un fiato, tutto senza respirare. Caso estremo di wordmusic, quando non afferri la storia e non capisci cosa diavolo ha in testa l’autore e dove vuole andare a parare... ma.

Ma la musica delle parole ti cattura e lavora con te/in te come un mantra, una vibrazione sonora portatrice di senso compiuto che alza il tuo livello energetico.
O comunque te lo fa vedere con indubitabile chiarezza.
E, mentre vedi finalmente terso, sei già un passo avanti a prima. Serve molto, quando per esempio ti capita di sentirti così: “Non ho più nessun dolore non ho più nemmeno bisogno del dolore sono completamente vuoto sono di pietra. Forse sono io quell’uomo in piedi senza niente sotto il cappello sono io quello che non parla non vede non si muove non espira non inspira sta in piedi come se fosse incollato per terra coi chiodi.”

La voce che si parla dentro, nel suo vuoto/silenzio assoluto intorno, è la stessa che mordeva la sensualità della donna poche righe fa, con una forza esplosiva non comune.
E questo mi racconta ancora una volta la dualità umana - la mia/la tua – e quanto bisogno abbiamo tutti di cercare qualcosa che somigli all’armonia, all’equilibrio, alla musica giusta per tutti i cento/mille pezzi di noi.
Non resta che provarci. Aspetto la tua wordmusic.